Sociologia

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Il Sociologo nelle Cure Palliative?

La sociologia nel settore della sanità, visto la complessità del sistema , ha dato spazio a branche specialistiche le cui matrici teorico-metodologico-applicative sono riferite :

    • alla sociologia clinica che si rifà all’approccio ecologico- urbano della Scuola di Chicago;
    • alla socioterapia che affonda le sue origini nella fenomenologia, nell’interazionismo simbolico e nelle nuove ed interessanti teorie della comunicazione, in particolare quella mediale;
    • alla socioanalisi che scaturisce dal fruttuoso scambio e dalle influenze reciproche tra sociologia e psicologia-sociale.
    • al grande contributo fornito dalla Ricerca Sociologica valutativa ed alle sue innumerevoli applicazioni nei diversi ambiti e settori della società, della sanità e della salute: pianificazione, programmazione, progettazione, qualità dei servizi sanitari e sociali, valutazione degli interventi e delle prestazioni in termini di efficienza, di efficacia, di produttività e di esiti (output, outcome), analisi costi/benefici, valutazione di impatto ambientale, valutazione d’impatto sulla salute delle comunità.

In questi ultimi trent’anni la domanda di salute è cresciuta e si è diversificata in maniera esponenziale. Si è registrato un profondo mutamento dei comportamenti e degli stili di vita connessi alla salute. In tale contesto, il contributo del sociologo costituisce una risorsa in grado di fornire nuove chiavi di lettura in ambito ospedaliero: una professione che deve essere relazionata unitamente ad altre figure professionali quali medici, psicologi, ricercatori, formatori, assistenti sociali e manager sanitari, in strutture con approcci metodologici multi-disciplinari.

L’attenzione del sociologo non va ad analizzare un particolare sub-sistema sociale ma tenta di analizzare aspetti della salute attraverso un’ottica multidimensionale, multidisciplinare e multifunzionale. Il contributo della sociologia al sistema sanitario (e al sistema salute più in generale) è orientato alla valutazione della qualità tramite un apporto utile sia per l’ottimizzazione della gestione degli interventi sia di tipo medico-sanitario (determinando l’efficacia degli interventi basati sull’evidenza) sia per l’aspetto organizzativo-gestionale (efficienza di disposizioni, orientamenti, politiche, ecc.). Inoltre, un notevole mezzo di valutazione per la qualità della struttura è dato dalla soddisfazione dell’utenza e dalla raccolta di “storie di vita”.

La professione del sociologo ha, dunque, delle potenzialità ancora non compiutamente espresse, soprattutto a livello empirico ed applicativo.
I percorsi formativi accademici specifici, l’acquisizione di saperi multidisciplinari integrati riconducibili ad un corpus teoretico epistemologico e metodologico unitario e complesso mettono il sociologo in condizione di sviluppare innovative analisi sistemiche ed utilizzare chiavi di lettura interpretative, a tutto campo, dei fenomeni sociali e sanitari. La disciplina sociologica ed il sociologo sono in grado di leggere le tendenze dei fenomeni analizzati, di pre-figurare e simulare, attraverso l’utilizzo di specifici modelli sociologici-statistici e matematici, possibili scenari futuri e dunque fornire concrete proposte ed innovazioni strutturali adeguando la domanda ad un continuo cambiamento socio-sanitario e sociale. L’individuazione di specifici obiettivi di salute da perseguire e raggiungere, mediante gli strumenti della ricerca, della sperimentazione, della verifica e della valutazione rientrano in maniera integrante e sostanziale nel quadro delle competenze tecnico-scientifiche della professione del sociologo relazionato al sistema sanitario. Una professione che, insieme alle altre che operano nella sanità e più in generale nel sistema di welfare, può e deve essere messa in campo per affrontare le sfide che la salute lancia all’inizio di questo terzo millennio. Il sociologo svolge una funzione innovativa, sia come attore sia come sensore dell’evoluzione del rapporto tra società, salute e sistema sanitario attraverso un’attenta ricognizione storica, un’analisi dell’evoluzione del sapere sociologico e la presentazione di esperienze socio-sanitarie.
Ciò stimola una pluralità di riflessioni su questioni chiave come il rapporto degli italiani con la salute, il ruolo del SSN ed oggi si può porre l’attenzione sulla possibile presenza del Sociologo in strutture Hospice così come auspicato dalla Società Italiana di Cure Palliative (SICP) e dalla Federazione Cure Palliative (FCP) nelle Raccomandazioni Generali per lo Sviluppo delle Cure Palliative (R.15). Uno dei pochi Hospice in cui tale figura è presente è il Pain Control Center Hospice di Solofra dell’ ASL Avellino.

Il sociologo, in Hospice, opera all’interno dell’ equipe multidisciplinare poiché la malattia comporta spesso una disorganizzazione e una perdita del ruolo sociale e familiare, nonché la nascita di dipendenze generate dalla patologia stessa, cose che pesano fortemente sull’emotività del paziente.

Dal momento che la malattia non colpisce soltanto il corpo, ma la vita nella sua totalità, le cure palliative non si limitano agli aspetti puramente organici, ma hanno un approccio olistico: fisico, psicologico, sociale e spirituale. In particolare i bisogni di carattere sociale, molto spesso nel malato in fase avanzata, sono latenti; nella storia lunga e spesso tormentata del decorso della malattia, tutte le energie del paziente e dei suoi familiari sono indirizzate a fronteggiare la malattia in sé – assorbite dall’iter di accertamenti, diagnosi, terapie ed esiti – al punto tale che quando la famiglia arriva in hospice, i suoi bisogni sociali ne risultano profondamente trascurati. Quindi, nel momento in cui i sintomi fisici – ai quali va garantita la priorità assoluta – sono sufficientemente alleviati, tendono ad emergere anche i bisogni di carattere emotivo, spirituale e pratico tanto da parte del malato, quanto da parte della famiglia. Infatti le difficoltà organizzative dell’assistenza, lo stress emotivo causato dalla malattia inguaribile, la rabbia manifestata dal paziente e dai familiari o, ancora, vecchi rancori mai affrontati possono essere alla base dei conflitti che non di rado si manifestano o si acuiscono all’interno della rete familiare del paziente. L’intervento del sociologo avviene inizialmente attraverso un rapporto relazionale favorito dalla costruzione di uno spazio entro cui il paziente può esprimere le proprie difficoltà e i propri dubbi anche inerenti al ricovero in struttura. Uno spazio nel quale il paziente racconta liberamente il percorso della sua malattia, la sua vita prima dell’evento critico, i suoi hobby, le sue relazioni passate, come in una sorta di racconto autobiografico. Successivamente, si instaura una relazione con i familiari attraverso un’iniziale e accurata raccolta di informazioni per valutare al meglio sia le risorse concrete e disponibili, sia gli eventuali bisogni che possono nascere nel nucleo familiare. Per fare emergere questi bisogni si procede con un’approfondita anamnesi sociale per fornire un quadro completo della famiglia e delle sue funzioni. La valutazione sociale è tesa proprio a verificare il livello di assistenza che la rete familiare è in grado di garantire. Tali dati vengono poi riportati nella cartella clinica del paziente. In tal modo il sociologo funge da ponte fra il paziente e la famiglia per aiutarli a comprendersi e a comunicare ed ad attutire i conflitti laddove esistono secondo la teoria del sociologo Lewis A. Coser Nell’Hospice la figura del sociologo agisce :

  • in équipe multidisciplinari per la pianificazione e la programmazione dei servizi, in base a: i bisogni sociali di un determinato territorio; le risorse dell’organizzazione; l’analisi di fattibilità del progetto; l’analisi di controllo dei risultati ottenuti con lo specifico intervento, precedentemente pianificato;
  • nella gestione delle risorse umane, al fine di organizzare e snellire il lavoro degli operatori sanitari;
  • nella gestione dei servizi, offrendo consulenze a gruppi di lavoro;
  • nella ricerca valutativa e operativa, controllando l’efficienza dei servizi con la somministrazione e una successiva analisi di questionari di Customer Satisfaction;
  • nell’ umanizzazione delle cure ponendo l’attenzione alla persona nella sua totalità, fatta di bisogni fisici, psicologici e relazionali in un percorso di condivisione delle priorità e di attuazione coerente degli interventi di cura e di accompagnamento. In Base ad un’analisi dei bisogni cerca di ricreare in Hospice un’ambiente quanto più familiare possibile anche con l’organizzazione di eventi ludici e ricreativi.
  • nell’attuazione del sistema informativo e specificamente dei Flussi Hospice (D.C. Regione Campania n. 128 del 10.10.2012) ;
  • nella ricerca epidemiologica;
  • nella formazione del personale e dei volontari con lo psicologo della Struttura.

Quindi se in generale, al Sociologo sono richieste ampie e articolate competenze, basate sia sulla formazione che sull’esperienza acquisita sul campo, in particolare, coloro che operano nell’ambito socio-sanitario e assistenziale, devono possedere flessibilità rispetto alle situazioni concrete, responsabilità, autonomia d’azione, capacità di comunicazione per entrare in rapporto con l’utente e con il contesto di riferimento, capirne i bisogni prioritari e avere una forte e risoluta predisposizione al lavoro interdisciplinare.

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Guarire una persona non significa sempre curare una malattia

Cicely Saunders

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Bibliografia

Salute Formazione Territorio assetti istituzionali, organizzativi e gestionali del management socio-sanitario
a cura di G. Ranisio

Rosa Angela Ciarrocchi, Gerardo Lupi, Walther Orsi
Il sociologo della salute e l’innovazione sociale

Anna Bisesti
La qualità percepita dagli operatori

Silvestro Caputo
La professionalità del sociologo come valore aggiunto nelle organizzazioni del SSN: il caso del Sistema Informativo Aziendale

Maurizio Covarelli Federici
Una riflessione sociologica su un caso clinico di schizofrenia

Giovanni Cozzolino
L’applicazione dei paradigmi sociologici e socioterapeutici nei progetti di Educazione e Promozione della salute

Vittorio d’Alterio
Il Servizio di Umanizzazione dei percorsi assistenziali dell’ASL NA 1

Annibale D’Angelo
Dipendenze patologiche e socioterapia

Alberto D’Anna
La testimonianza e l’esperienza professionale narrata da un sociologo del SSN

Ettore Ferullo
Dal controllo di gestione alla comunicazione istituzionale

Francesco Panza
Una ricerca sul rapporto tra medici di base e fenomeno delle tossicodipendenze

Antonio Russo
Integrazione sociosanitaria: riflessioni e spunti operativi sull’esperienza campana dell’ASL Salerno 1

Sara Soriente
L’Unità Organizzativa Comunicazione Interna-Esterna e Marketing Sanitario dell’ASL Salerno 1

Paolo Ugolini, Alessio Saponaro
Auditor in sanità e conoscenze e competenze sociologiche. Esperienze nell’area dipendenze

Alessio Saponaro, Paolo Ugolini
Osservare l’Osservatorio come sistema. Osservatori, regionali e provinciali, sulle dipendenze in Emilia-Romagna

Pietropaolo Pedicini
Alcune riflessioni sul rapporto tra Etica e Qualità nel SSN

Gianfranco Mele
Cosa può fare e di cosa può interessarsi il sociologo che si occupa di tossicodipendenze? Riflessioni ed esperienze

Enrico Vaccaro
Alcune brevi considerazioni sulle specificità professionali del Dirigente Sociologo dipendente del SSN

Francesco Panza
La comunicazione strategica ed il marketing sociale ed Istituzionale come strumenti innovativi per lo sviluppo ed il rilancio della professione sociologica